19 agosto 2009

Lo yoga e la donna

La disciplina dello yoga è stata fin dalle sue origini trasmessa da uomini a uomini. Tutti i testi della tradizione induista (compresi i testi tantrici dove pure è presente una diversa valutazione del ruolo della donna) sono rivolti al praticante.

Per moltissimi secoli la stessa pratica yoga è stata vietata alle donne, e ancor oggi in qualche ashram ne è proibito l'accesso.

Sembra pertanto paradossale il fatto di trovare nei nostri centri una netta prevalenza di presenza femminile, come se la trasposizione occidentale di questa disciplina abbia comportato una riconversione di genere...

Lo yoga non può solo essere studiato nè semplicemente essere eseguito, ma è una disciplina che si sperimenta. E' più facile per la donna addentrarsi in un ambito che parte dal sentire e non dal fare, poiché vi sono esperienze fisiche e concrete che la portano a percepire il proprio corpo:

- La lunga consuetudine con il ciclo mestruale, con le trasformazioni mensili non solo ormonali ma anche psicologiche e umorali.

- L'esperienza della gravidanza e del parto che fanno sperimentare modificazioni profonde di assoluta fisicità (basti pensare al sentire la presenza di un altro corpo che vive nel proprio).

- Il climaterio e la menopausa che dinuovo e per lungo tempo portano a vivere cambiamenti profondi fisici e psicologici. .

Non solo, ma poiché la disponibilità al cambiamento è il punto di partenza di qualsiasi cammino interiore e di crescita, spirituale o semplicemente personale, le donne che si accostano allo yoga difficilmente lo abbandonano.

Anche nell'aspetto simbolico troviamo altre importanti differenze e spunti di riflessione.

Ha-tha yoga riporta immediatamente alla ricerca del necessario equilibrio, fra la polarità maschile e femminile, compresenti in diversa misura in ciascuno di noi. Rappresenta simbolicamente l'unione dei due opposti: Surya ,il sole, che porta il risveglio,l'inizio,l'attività, legato all'elemento fuoco, alla forza; Chandra, la luna, legata al tramonto ci porta ad evocazioni più intime e difficili, al mondo del sonno, del sogno, all'abbandono e all'eco della morte relazionata all'elemento acqua che esprime il massimo della fluidità e dell'adattamento.

Risulta evidente che alcuni aspetti del femminile possono essere più facilmente in sintonia con una disciplina che, pur partendo dalla fisicità del corpo, porta l'attenzione all'ascolto, alla dimensione più intima del guardarsi dentro.

Mi limito a segnalare di seguito alcune considerazioni sulla pratica e il ciclo mestruale:

Consiglio di evitare lo svolgimento di asana avanzate almeno nei primi giorni del ciclo, periodo in cui si può tranquillamente dedicarsi al rilassamento e al pranayama, con l'esclusione dei bandha.

La donna che partecipa a corsi collettivi può adattare il lavoro del gruppo alle sue necessità.

In sintesi:

1. Posizioni che è meglio evitare: Sirshasana (posizione sulla testa) e Sarvangasana (la candela)

Durante il ciclo è bene non eseguire posizioni capovolte perchè potrebbero provocare un reflusso di sangue.


Si considerano controindicate anche quelle posizioni che portano l'ombelico oltre il capo, come ad esempio:

Setuasana (il ponte)

e quelle che agiscono molto intensamente sull'addome, come ad esempio:

Dhanurasana (l'arco)
Navasana (la barca)­

e i vari bandha

2 -I piegamenti in avanti aumentano il flusso, come ad esempio:

Pascimmotanasana (la pinza)­
e Adityasana (fiore chiuso)

3 -I piegamenti laterali diminuiscono il flusso, come ad esempio:

Maha mudra (il grande gesto)­

4 - Ci sono invece posizioni che se sono inserite nella pratica giornaliera (e quindi eseguite con costanza) portano a regolarizzare il ciclo e ad attenuare il dolore. Si tratta di:

Shalabhasana (la locusta)­

Bujangasana (il cobra)­

Per sbloccare i ritardi è invece utile praticare Dhanurasana (l'arco)



Fonte: articolo di Paola Campanini pubblicato sulla rivista yoga in Occidente

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